25 novembre, violenza alle donne: servono strategie e interventi di prevenzione sociale 

Ricorre la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne. L’inasprimento delle pene da solo non basta. Il problema richiede strategie e interventi di prevenzione sociale da parte di tutti gli organi  competenti, compresa la scuola, per una risposta globale.

di Ersilia Di Palo

Il 25 novembre è la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne.

Come ogni anno, anche quest’anno l’Italia commemora le donne vittime della violenza di genere. Nonostante la crescente sensibilità e la mobilitazione di associazioni femminili e  maschili, il fenomeno della violenza di genere è in costante crescita in tutti i paesi del mondo inclusa l’Italia.

Un problema profondo che coinvolge e sconvolge la nostra società, che piange e s’indigna ogni volta che salta fuori un nuovo fatto di cronaca.

È la cultura della violenza che sopravvive da secoli e che continua ad alimentarsi di quei luoghi comuni sull’identità maschile, cioè dell’uomo forte e autoritario, destinato per natura a comandare e a possedere. Una cultura che ci rimanda a quell’antico mondo patriarcale del pater familias, dal quale dipendevano la vita  e le scelte delle donne.

Il nostro ordinamento giuridico è stato a lungo permeato dalla violenza di genere. Basti ricordare  l’art. 29  della nostra Costituzione che  prevede “eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”, ma solo nel 1956 la Corte di Cassazione ha eliminato lo jus corrigendi (art. 571 del codice penale), che assegnava al pater familias il potere educativo e correttivo dei figli e della moglie anche attraverso l’uso della coercizione fisica e psicologica. Che solo nel 1981 è stato abrogato  il “delitto d’onore”,che veniva sanzionato con pene attenuate rispetto a delitti di diverso movente, e il “matrimonio riparatore”; che solo nel 1996, dopo un iter legislativo durato venti anni, lo stupro è stato inserito tra i reati contro la persona e non contro la morale pubblica.

Ritardi che esprimono le difficoltà  per estirpare dalla nostra legislazione le radici di quelle differenze di valore  tra i sessi e dunque della violenza di genere.

Nonostante oggi certe leggi non esistano più nel nostro ordinamento legislativo, e nonostante il progresso sociale e culturale, la violenza alle donne continua a sopravvivere e ad essere alimentata da quell’antico immaginario della predominanza maschile. Un luogo comune che perdura e  che in molti casi è alla base della violenza di genere.

La violenza sulle donne, sia essa  fisica, sessuale, psicologica o economica, costituisce un crimine che annichilisce, toglie la stima di sé, sottrae ogni certezza e demolisce l’autostima.

È una ferita che rischia di farsi profonda se non si interviene con strumenti adeguati. Ben vengano tutti i provvedimenti legislativi, sia di tipo punitivo che preventivo, ma oggi sappiamo che l’inasprimento delle pene da solo non basta. Il problema richiede strategie e interventi di prevenzione sociale da parte di tutti gli organi  competenti, compresa la scuola, per garantire una risposta globale e un aiuto efficace alle donne coinvolte in un fenomeno complesso come quello della violenza di genere, soprattutto quando avviene all’interno della famiglia.