Sono sempre di più le donne e le ragazze costrette a lasciare le proprie case e il proprio paese per la loro sicurezza e sopravvivenza; se ne contano circa 32 milioni in tutto il mondo.“Non sono diverse da qualsiasi altra donna: hanno bisogno di un posto sicuro dove partorire, di supporto in caso di violenze sessuali o per prendersi cura dei figli, di avere accesso a metodi contraccettivi. Ma essendo sfollate, le sfide che devono affrontare in questo senso sono sempre più difficili”. Lo ribadisce l’organizzazione Medici Senza Frontiere che in occasione della Giornata Internazionale della Donna racconta le storie di Gloria, Fouzia e Ruksana, rifugiate o operatrici umanitarie dell’organizzazione stessa.
Gloria è una rifugiata del Burundi che è riuscita a raggiungere la Tanzania mentre aspettava il suo terzo bambino. Nel campo di Nduta ha finalmente accesso a cure ostetriche di emergenza. Tra gli sfollati sono molte le donne incinte dal momento in cui tante lasciano il proprio paese in età fertile: tra i 15 e i 45 anni. L’assenza di cure, però, pone loro e i loro figli in serio pericolo. Fuggire durante una gravidanza aumenta il rischio di aborti o parti prematuri. Nel campo di Nduta, così come in altri contesti, MSF gestisce una maternità per supportare donne e ragazze.
Qualsiasi sia il luogo in cui incontriamo donne sfollate, ascoltiamo spesso storie di violenza, stupri e gravidanze indesiderate. Ruksana, ostetrica, ha lavorato a Kutupalong, in Bangladesh, per sei anni. Dallo scorso agosto, la sua clinica ha visto un forte aumento di pazienti vittime di violenza sessuale tra i rifugiati Rohingya. La violenza sessuale è un’emergenza medica che richiede un trattamento entro tempi brevi per prevenire gravidanze indesiderate o possibili infezioni come l’HIV. Oltre alle cure mediche, è importante fornire supporto psicologico alle vittime per aiutare la resilienza e il recupero. Ma a causa di stigmatizzazione, vergogna o altri bisogni, molte donne potrebbero non cercare aiuto.
Circa il 40% delle gravidanze in tutto il mondo sono indesiderate e le donne sfollate sono tra le più a rischio. La fuga compromette, infatti, la possibilità di seguire terapie contraccettive. Avere accesso ai contraccettivi può invece essere una possibilità per proteggere la propria salute. Fouzia è il coordinatore medico di MSF ad Atene dove, a settembre 2016, abbiamo aperto un centro per fornire cure mediche agli sfollati presenti in città o in transito. Nel centro forniamo anche servizi di salute riproduttiva.