“Banlieue 9, fermata Traiano – Cronache da una circoscrizione di frontiera”. Nel romanzo di Vincenzo Gambardella edito da Toutcourt la spontaneità, l’arte di arrangiarsi e la simpatia del popolo partenopeo in un crescendo di situazioni esilaranti.
di Renato Aiello

Capita molto spesso di accostare Napoli a Parigi in chiave di capitale europea culturale, almeno se guardiamo al glorioso passato di una metropoli decaduta come quella italiana al rango di semplice capoluogo di regione. Eppure le somiglianze non si fermerebbero agli aspetti artistici, musicali, persino linguistici, se andassimo ad esplorare le periferie delle due città, microcosmo di umanità varia e disperata.
In Francia si chiamano banlieue, quelle esplose 15 anni fa tra i disordini della gestione Sarkozy agli Interni, e di recente anche con la recrudescenza del terrorismo islamico, raccontate molto bene tra l’altro in un film dal titolo esemplare, Les Miserables. Ma Cosette, Fantine, i personaggi del celebre romanzo di Victor Hugo, abitano anche a Soccavo e Pianura, quartieri della periferia Ovest di Napoli, una periferia ormai centralissima al pari di Fuorigrotta, sede dello stadio San Paolo, eppure ancora avvertita come estranea al salotto buono e al centro storico.
La municipalità IX diventa così “Banlieue 9, fermata Traiano – Cronache da una circoscrizione di frontiera” nel divertentissimo libro, a metà tra il romanzo e il pamphlet di Vincenzo Gambardella, napoletano di nascita e capitolino d’adozione, alle prese con la sua seconda fatica letteraria.
In questo racconto breve l’autore racconta con sagacia e ironia pungente le avventure e soprattutto le disavventure di un’impiegata della circoscrizione ormai prossima alla pensione (grazie agli effetti di quota 100), un passato da contestatrice di sinistra e tanti sogni ormai riposti nel cassetto del grigiore quotidiano dopo la laurea.
“Banlieue 9″ non è solo un luogo dell’anima, una categoria dello spirito, ma una vera piccola bolgia dantesca, un girone infernale di folli, un limbo grottesco e surreale, uno zoo umano che farebbe la gioia di Barnum e di ogni antropologo, etnologo. La spontaneità, l’arte di arrangiarsi e la simpatia del popolo partenopeo qui si elevano all’ennesima potenza, in un crescendo di situazioni esilaranti, quasi fantozziane, dai contorni coloratissimi a dispetto della monotonia burocratica che affligge la stoica impiegata, paziente come Giobbe. Un flusso di “incoscienza” costante, costellato da piccole violenze e offese gratuite, insulti allo sportello e auto messe a dura prova dalle beghe familiari tra matrimoni al Comune e registrazioni all’anagrafe. Non c’è limite alla volgarità popolare, agli stratagemmi più triviali dei suoi abitanti, spesso descritti nella loro grassezza e dalle abitudini alimentari completamente squilibrate. Impossibile non pensare, in tempi di pandemia e distanziamento sociale, a come potrebbero presentarsi oggi quei corridoi, quelle stanze una volta affollate all’inverosimile, in cui un semplice starnuto o un bagno sporco mandano in paranoia sanitaria e angoscia tutti i dipendenti comunali, rapidi verso il primo centro di analisi del sangue per scongiurare contagi e infezioni.
Un piccolo affresco denso e vitale, una commedia umana e a tratti disumana nei toni minacciosi di certa gentaglia, in bilico tra maleducazione e atteggiamenti camorristici. La scrittura, godibile e affilata, oscilla tra italiano, vernacolo, dialetto e una cascata di parole inglesi che infarciscono sempre più il nostro modo di parlare, qui usate come grimaldelli comici. Il rione Traiano è purtroppo noto alle cronache per la microcriminalità e quella dei clan di zona, e di recente è stato ritratto anche al cinema con un piccolo film indipendente, girato con smartphone e perciò intitolato Selfie, non privo di critiche.
La storia di Gambardella fa ridere ma anche riflettere sull’attualità populista e sulle problematiche endemiche e ataviche del quartiere, una periferia esistenziale tradita come Bagnoli e come quella orientale di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio sull’altare di consensi elettorali e promesse mai mantenute di rilancio e riqualificazioni.