Cina: approvata la riforma della Costituzione, l’avanzata del gigante rosso

di Marco Marchesini

Con sostegno praticamente unanime (due contrari, tre astenuti e 2958 a favore), la Grande Sala del Popolo ha approvato la riforma della costituzione voluta da Xi Jinping che abolisce il limite di due mandati presidenziali. Lo stesso limite voluto dal suo predecessore Deng Xiaoping per scongiurare i dieci anni di caos scaturiti dalla Riforma Culturale di Mao Zedong. Sembra impossibile non avvertire dei sentori dispotici che provengono dalla Cina. L’astuzia del leader cinese gli ha permesso, fin dalle sue prime mosse, di accentrare in maniere esclusiva 14 dei poteri decisionali più importanti. E ieri, dopo solo un mese di segrete consultazioni, lontane da sguardi indiscreti, si è finalmente votato per cambiare il volto della costituzione. La rapidità dei movimenti di Xi Jinping, che non rallentano nemmeno difronte l’entità più importante e rappresentativa di uno stato e di un popolo, è sconcertante.

Quando si considera, invece, la ricezione del popolo cinese a tale notizia, i sentori dispotici sembrano farsi ancora più forti. Negli anni il leader è stato in grado di promuovere la sua immagine come quella di uno stratega con in mente un piano ben preciso a cui sembra doveroso affidarsi. Il “Pensiero di Xi Jinping”, dedito all’inserimento della Cina in una “Nuova Era”, è una dottrina che si infiltra in ogni ambiente politico e sociale, fin dentro le scuole, a formare le nuove generazioni. La promessa di una “rinascita” e “modernizzazione” dello stato cinese – che entro il 2035 punta ai livelli statunitensi – sembra essere il grande motore che muove il consenso sotto la figura del leader. Sembra, perché c’è chi non ci crede. Chi ha la fortuna (ormai, in certi ambienti, sempre più un privilegio) di esprimere il proprio dissenso, riesce a farlo soltanto fuori dai confini cinesi, soprattutto in occidente, dove da diversi giorni continuano a comparire in giro per le città manifesti raffiguranti il presidente e la scritta “Not my president” (non il mio presidente) in lingua Inglese e Cinese. Questa mobilitazione, dal sapore anti-trumpiano, nasce su Twitter dove studenti in tutto il mondo contribuiscono alla causa per conto di @stopxijinping, il profilo che promuove tali azioni di protesta, che mirano a rappresentare quella porzione del popolo cinese (di cui non si conosceranno mai i numeri) che dissente silenziosamente.

Ma entro i confini cinesi, come detto, la situazione è ben diversa. Xi Jinping gode di supporto e popolarità ampissima, persino dei corpi statali di sicurezza, ovvero Esercito e Polizia. Ogni movimento sovversivo, anti-statale, oppure una semplice ricerca su internet riguardo temi scomodi (come ad esempio la storica protesta a piazza Tienanmen) vengono censurati e chiusi al pubblico. Esperti riferiscono che a parità di condizioni, si riscontrava più opposizione duranti il periodo di Mao Zedong, durante il quale le conseguenze del dissenso erano molto più temibili.

Ma d’altronde, sono gli stessi confini cinesi che si stanno simbolicamente espandendo in tutto il mondo. Quella che si è già formata (e non, come molti credono, si stia formando) è una vera e propria potenza globale, al pari di Russia e Stati Uniti, che registra la sua presenza ovunque e in modi diversi. Vi è dapprima la silenziosa ed inquietante quantità di abitanti, che penetrano in ogni dove e in cui creano importanti comunità-roccaforti (vedi estremo oriente russo). Fondamentale è la sua imponente presenza nelle economie di ogni stato e, di contro, la presenza di economie straniere in territorio cinese, che accoglie a braccia aperte investimenti e offre manodopera a basso costo.  La sua massiccia presenza nel continente che probabilmente sarà protagonista nel terzo millennio, ovvero l’Africa; il suo progetto di diventare potenza marittima affacciata su due oceani (Pacifico e Indiano); l’espansione commerciale verso l’occidente con l’imponente impresa della “Nuova Via Della Seta”; gli accordi pluriennali con la Russia.

Questa imponente forza, come una gigante marea rossa, si affaccia sempre più minacciosa sullo scacchiere geopolitico globale, alla guida di un unico leader che probabilmente sentiremo nominare sempre più spesso. Xi Jinping è il volto autorevole e saldo con cui parleranno i leader dell’occidente, che incarnano sempre più spesso popoli incerti e volubili, disgiunti e in crisi d’identità.

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