Questa mattina alle ore 15:30 locali, la Corea del Nord ha “condotto con successo il test di una bomba all’idrogeno”, il sesto. Con questa dichiarazione Pyongyang a mezzo tv di Stato Kctv, rilancia la sfida mondiale agli armamenti.
Secondo fonti affidabili l’esplosione dell’ordigno di 100 kilotoni sarebbe avvenuta a circa 10 km di profondità nel sito nucleare di Punggye-ri (nel nordest della Corea) e sarebbe stata 5 volte più potente della bomba di Nagasaki. L’intensità dello scoppio ha determinato lo sviluppo di un sisma artificiale quantificato al grado di 6.3 sulla scala Richter dall’istituto geologico americano Usgs (avvertito anche in Cina e Russia).
Il primo sisma sarebbe poi stato seguito da una seconda scossa meno intensa, 4.6 gradi della scala Richter, evento che ha portato con sé anche lo spettro del possibile crollo della galleria antiatomica della stessa collina di Punggye-ri che avrebbe determinato la temibile dispersione radioattiva.
Non sono tardate le reazioni internazionali
Il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in ha immediatamente convocato il Consiglio di sicurezza, il premier giapponese Shinzo Abe ha definito “intollerabile” questo ennesimo gesto provocatorio da parte di Kim Jong-un, mentre il ministro degli esteri cinese ha condannato con forza l’operato di Pyongyang e per la prima volta in assoluto jet cinesi sono stati inviati in ricognizione sul confine nordcoreano. Anche la Russia ha condannato fermamente il sesto test nucleare, tuttavia in una nota, il Ministro degli Esteri di Mosca invita alla calma poiché sarebbe più opportuno “astenersi da azioni che porterebbero ad un’ulteriore escalation”.
Insomma, la comunità internazionale si dimostra unita contro una possibile corsa bellica che sarebbe potenzialmente devastante sotto ogni punto di vista, manca attualmente la sola reazione di Trump, che sebbene nella giornata odierna si sia già dimostrato attivo sui social, non ha ancora commentato i nuovi sviluppi sul fronte coreano.