Sebastiano Guzzi, vice presidente UnilavoroPMI: “Vaccini ci riguardano da vicino. Ingenti i danni della pandemia sulle aziende. Sfiducia in scienza e medicina non porta da nessuna parte”.

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Comunicato – La rivista Lancet, la prestigiosa rivista scientifica, fondata nel 1823, ha pubblicato uno studio incentrato sulla variante Delta. Secondo la ricerca, la mutazione del coronavirus raddoppierebbe il rischio di ricovero rispetto alla variante Alfa. Lo studio, scrupoloso e molto approfondito, è stato portato avanti nel Regno Unito, il primo Paese dove la variante Delta si è diffusa in maniera massiccia, dai ricercatori della Public Health England e dell’Università di Cambridge. È stato finanziato, si legge, da UK Research and Innovation, Medical Research Council, Department of Health and Social Care del governo britannico e National Institute for Health Research.
Lo studio in oggetto è al momento il più ampio condotto fino ad ora, dato che ha analizzato oltre 40 mila casi confermati dal sequenziamento tra il 29 marzo 2021 e il 23 maggio 2021. Stando alle teorie dei ricercatori, il rischio di ricorrere a visite di emergenza o a ricoveri ospedalieri, sarebbe anche 1,5 volte maggiore per le persone infette dalla mutazione Delta rispetto a quelle colpite da Alfa.
I ricercatori hanno spiegato che il rischio di ospedalizzazione è maggiormente elevato tra chi non vaccinati o tra chi del vaccino ha ricevuto solo una delle due dosi previste per ottenere l’immunità.
Nel periodo in cui sono stati presi i campioni per lo studio, si legge, ci sono stati in totale 34.656 casi della variante Alfa (80%) e 8.682 casi riconducibili alla Delta (20%). Ma la proporzione dei casi Delta è cresciuta esponenzialmente, fino a coinvolgere circa i due terzi dei nuovi casi nella settimana a partire dal 17 maggio 2021 (65%, 3.973/6.090).
La ricerca ha mostrato che solo l’1,8% dei casi (considerando sia gli infettati da variante Delta sia quelli da variante Alfa) aveva ricevuto entrambe le dosi di vaccino; il 74% non era vaccinato e il 24% aveva solo una dose. Anne Presanis, statistica dell’Università di Cambridge, tra i più importanti autori dello studio condotto, ha sottolineato “La nostra analisi evidenzia che in assenza di vaccinazione, qualsiasi epidemia Delta imporrà un onere maggiore sull’assistenza sanitaria rispetto a un’epidemia Alfa.
Concordi tutti i virologi che credono nella possibilità che la vaccinazione possa frenare la corsa smodata e crudele delle nuove varianti.
In riferimento al caso dell’Islanda, che con restrizioni e record di vaccinazioni, è riuscita a contenere la quarta ondata della pandemia, strettamente connessa alla variante Delta, Roberto Burioni, noto virologo, immunologo e divulgatore scientifico italiano, ha sottolineato l’importanza della vaccinazione affermando “La mutazione ha provocato un’ondata epidemica con un notevole aumento dei casi, però non è morto nessuno, a riprova dunque che i vaccini funzionano, e pure molto bene”.
Eric Topol, famosissimo cardiologo, scienziato e scrittore americano, fondatore e direttore dello Scripps Research Institute, pubblicando il grafico dell’impennata dei contagi registrati in Israele, a causa dell’avvento nel Paese della variante Delta, aveva dichiarato: “Non doveva andare così. I casi sono scesi a zero a giugno dopo una delle campagne di vaccinazione più aggressive al mondo, poi è arrivata Delta”.
Il professore Burioni, replicando alle analisi dello scienziato Usa Topol, ha puntualizzato che “per poter affrontare e arginare in modo sistematico la diffusione del Covid, occorrerà raggiungere oltre il 90% dei vaccinati.
Al di là dei punti di vista, e delle teorie, che hanno entrambe una loro imponente valenza scientifica, c’è da sottolineare l’impegno da parte di entrambi. Seppur su due linee differenti, i due professori stanno conducendo, evidenzia Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi, unitamente ad altri illustri colleghi, una delle battaglie più estenuanti che la storia della medicina possa ricordare.
La questione delle vaccinazioni continua Guzzi, ci riguarda personalmente poiché in questi due anni, che hanno caratterizzato drasticamente l’economia, abbiamo assistito, inermi, alle conseguenze deleterie che si sono riversate sul Paese.
I danni subiti dalle aziende sono stati ingenti. Fingere che nulla sia successo, o che tutto ritornerà come prima, è un’utopia. Esiste un delicato equilibrio tra salute ed economia. La seconda non può prescindere dalla prima. La pandemia durerà ancora molto tempo. Probabilmente finché non sarà vaccinata la maggioranza della popolazione mondiale.
La sfiducia generalizzata nella scienza e nella medicina, conclude Guzzi, non porta da nessuna parte. Bisogna ripartire, e bisogna farlo in sicurezza.