
Il nuovo saggio della professoressa Loredana De Vita (qui una recente intervista) è “Cultura e culture, la pluralità dei centri”, una visione gamsciana dei tempi e del tempo, edito da Edizioni Nulla Die ed è uno straordinario messaggio di come la cultura dei centri possa inglobare, espandersi e svilupparsi grazie ad un attenta riflessione sui tempi e sul tempo che si vive. Il volume riflette sul lavoro del grande filosofo Antonio Gramsci e sulla sua visione dei tempi per poi girare tutto intorno il pensiero comune personalizzato dalla penna acuta e profonda della professoressa De Vita.
Loredana De Vita ha unito la sua riflessione sui tempi con quella gramsciana producendo così questo interessante saggio. Si parte dal concetto di cosa sia davvero la cultura e cosa essa rappresenti per dire che per cultura si intende la consapevolezza della propria realtà arricchita con il confronto di realtà differenti e distanti dalla propria. La cultura è consapevolezza di arricchimento della conoscenza di ciò che ci è ignoto. Un passo importante e faticoso da compiere. È su questo punto che si sviluppa la lunga riflessione di Loredana De Vita che ben ha studiato il valore dell’opera di Antonio Gramsci, un grande maestro che ha espresso fondamentali concetti su una conoscenza, su un sapere che ha e deve avere la possibilità di guardare oltre, di mettersi in discussione, di affrontare ciò che è nuovo e lontano.
La De Vita ha sentito molto vicino il suo pensare con quello di Gramsci e ha quindi realizzato questo saggio di grande profondità, una occasione rara di pensare, lei che è partita dal suo modus vivendi che è quello di restare “unici” condividendo con gli altri la propria “unicità”, condividendo con gli altri il proprio sapere per diventare anche “molteplicità”. Una tessuto di cultura e di idee che può solo produrre e non distruggere.

Con un linguaggio chiaro e scorrevole Loredana De Vita ha così tracciato una visione totale su cosa significa realmente nutrirsi di concetti diversi dai propri come ha fatto Antonio Gramsci, come fa lei per impossessarsi di nuovi concetti ed inglobarli ai propri. Non facile a farsi ma sicuramente esaltante per come questo cammino può portare alla conoscenza di sé.
Antonio Gramsci è stato un grande pensatore del Novecento, linguista, filosofo, politico, è morto a Roma nel 1937 e ha saputo lasciare, aldilà del credo politico, una analisi della società che ha il dovere di evolversi in un individualismo fatto di molteplicità e di ampie visioni dei centri del mondo.
La De Vita accentua questo concetto con la sua sincera riflessione sui tempi che stiamo vivendo invogliando e stuzzicando il lettore a fare anch’egli una analisi del proprio centro e della propria unicità nel mondo senza arrivare ad estremismi o fanatismi di alcun genere.
“Cultura e culture, la pluralità dei centri” merita una grande platea di giovani e meno giovani che possano apprezzare tale saggio e possano riflettere affinché riescano a costruirsi un proprio bagaglio culturale fatto di pluralismi individuali e collettivi.