Davide Guida, un eclettico regista partenopeo che predilige le tematiche sociali autoproducendosi 

“Avevo il sogno di realizzare film e telefilm scritti da me”. Davide Guida si racconta a Ragguagliami.

di Daniela Campoli

Davide Guida

Andiamo a porre alcune domande a Davide Guida un regista napoletano che è anche sceneggiatore,tecnico informatico e videomaker  molto attento al sociale nelle sue produzioni.

– Come mai hai scelto di autoprodurti e quando è iniziata la tua passione?

La mia passione di videomaker e quindi di sceneggiatore e regista è iniziata circa dieci anni fa, dopo una attività in proprio durata tanti anni a fianco alle tecnologie informatiche. Nasco infatti, dopo anni di studi ingegneristici, come sistemista informatico e programmatore di computer. Ma sin da  bambino, vedendo molta televisione, soprattutto quella prodotta al di là dell’oceano, avevo il sogno di realizzare film e telefilm scritti da me: un sogno da bambino che all’epoca sembrava irrealizzabile. Ma se si vuole credere fermamente ai propri sogni… prima o poi si realizzano!

Quali sono i tuoi ultimi lavori ?

Dopo diversi lavori basati su bullismo e violenza delle donne, due anni fa ho voluto sperimentare nuove strade in cui il messaggio sociale è più ricercato e meno banale. Ho iniziato con “Jesus Today il Cristo è tra di noi” in cui, in forma di documentario sociale, si affronta il tema della religione visto in un mondo giovanile nel quale i valori sociali sono quasi totalmente assenti. In questo cortometraggio hanno partecipato, a fianco del noto attore Giuseppe De Felice, molti giovani attori provenienti dal mondo del teatro: fra questi Luca Meo, Maria Federica Topa, Francesca Saladino, Gabriel Ippolito, Arianna Gallo. A questo breve lavoro ho fatto seguire il mediometraggio “Black Dressed Lady” con Lara Antico, Pasquale Rea, Luciano Monge, Marina Amato, Stefania Liberti e Adriana Mascia, con la partecipazione straordinaria del cantante Gennaro De Crescenzo. Un film che vede in modo originale il tema dello stalking, senza però identificare in modo banale il ruolo della vittima e quello del carnefice. Ho quindi trattato il mondo della danza con il lungometraggio “Un premio per la vita”, che narra la storia di una giovane studentessa di danza con una vita familiare difficile: riprendo quindi il tema, molto diffuso nei miei lavori, del rapporti genitori-figli, che sento molto forte in me. Il film è stato realizzato insieme all’imprenditrice Elena Gallo che mi ha dato l’idea, e hanno partecipato attori come Edda Curcio, Franco Mayer, Susanna Severino, Vittorio Sirica, Michele Ippolito, e Daniela Merola, scrittrice e autrice con la quale collaboro anche per riprese video in vari eventi letterari e culturali in generale. Prima della quarantena ho realizzato un nuovo mediometraggio “Tied Heart” “Cuore incatenato” in cui il tema sociale è appena sottolineato: più che altro è un esperimento, di stampo noir-thriller, in cui la giovane protagonista subisce un rapimento e vive l’esperienza della cosiddetta “Sindrome di Stoccolma” con uno dei propri rapitori. Lascio il compito al pubblico di intuire il sottile messaggio sociale, non così evidente come negli altri lavori precedenti.

Affronti anche il tema del bullismo con “Vittima della mia libertà”,in cui descrivi un’adolescente vittima non debole ma al contrario forte e orgogliosa, che desidera la sua libertà in senso anticonformista. Parlacene.

Il bullismo è un tema molto delicato e all’apparenza attuale, perché esiste in realtà da sempre e anche io posso dire di averlo vissuto da ragazzino. Oggi ha assunto risvolti più moderni e trasgressivi anche a causa delle nuove tecnologie. Però “Vittima della mia libertà” non tratta il bullismo in senso tradizionale del termine, perché la protagonista, una giovane liceale, come tu stessa hai notato non è una persona debole all’apparenza, ma piuttosto fiera di sé, con un forte principio di libertà che quasi confluisce nell’anarchia, e che proprio per questo non la porta a farsi stimare dal mondo che la circonda, ma la porta a scontri nella società inducendola a circondarsi di inimicizie e quindi non solo a isolarsi ma, conseguentemente, a farle subire, sulla propria pelle, una drammatica violenza.

– Quali saranno i tuoi progetti dopo il periodo di Covid-19 che ha indubbiamente penalizzato il settore dello spettacolo?

Ho alcuni progetti, ma non ne parlo per ora perché è tutto un “lavori in corso”. Rimarrò certamente a fare cinematografia sociale, anche se per ora le regolamentazioni attuali non fanno ben capire le modalità per l’apertura dei set cinematografici. In ogni caso non tratterò il tema della pandemia come si potrebbe intuire. Ma sicuramente questo periodo di incertezza che la pandemia ci ha portato a vivere, ha fornito diversi spunti per descrivere nuovi temi sociali, con personaggi ben definiti caratterialmente, come la maggior parte dei protagonisti dei miei progetti. Ma ripeto, che tutto rimanga una sorpresa!

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