Emergenza migranti, criminalità, economica, occupazionale, meteo, Coronavirus. Una paura che ci obbliga a restringere il nostro spazio relazionale e a limitare di fatto la nostra libertà. Un allarme democratico? Una scelta di prudenza?
Lo stato di emergenza in cui siamo costretti a vivere da decenni ci fa sentire costantemente in pericolo. Emergenza migranti, emergenza criminalità, emergenza economica, occupazionale, meteo e per finire l’emergenza Coronavirus sta assumendo le sembianze di una paura che ci perseguita, che è ovunque, ma resta invisibile e indistinta. Una paura che ci obbliga a restringere il nostro spazio relazionale e a limitare di fatto la nostra libertà. Un tempo la paura era originata da un nemico, che aveva un corpo ed un’anima. Come nei regimi totalitari del secolo scorso, i quali, cancellando ogni autonomia e libertà, rendevano l’individuo vulnerabile, disponibile alla manipolazione e alla sottomissione.
Oggi la paura è determinata da una emergenza sistematica, da un allarme continuo e prolungato che cresce di intensità ad ogni notizia riportata dai Tg e dai giornali. La pressione mediatica, poi, con la spettacolarizzazione delle notizie, contribuisce a rimarcare la drammaticità del momento, amplificando la paura e la preoccupazione economica del futuro, già notevolmente distrutta e compromessa dal dilagare dell’emergenza sanitaria.
Una paura mantenuta in vita costantemente anche dalle fake news e da una propaganda contraddittoria e disorientante . Viviamo in uno stato di vigilanza permanente che è anche emergenza psicologica. In tale situazione, i cittadini, dominati dalla paura, accettano di sottomettersi all’emergenza e alle restrizioni dei diritti costituzionali che essa comporta, in attesa del ripristino della normalità.
Sembra che l’emergenza stia diventando una strategia ricorrente della politica odierna, dove il potere esecutivo si sostituisce al potere legislativo, il Governo al Parlamento e dove le norme costituzionali vengono sostituite da norme emanate dal Presidente del Consiglio dei ministri, le quali, limitando di fatto i diritti garantiti dalla Costituzione, rischiano di trasformare la nostra Democrazia in dispotismo.
Con l’emergenza sanitaria stiamo assistendo ad inedite torsioni del diritto e del sistema costituzionale. A differenza di altre carte Costituzioni , la nostra Costituzione non prevede lo stato di emergenza, ma solo il ricorso al decreto legge.
In casi straordinari il governo può appropriarsi del potere legislativo riservato al parlamento e dettare regole emergenziali aventi forza di legge, per un tempo limitato di sessanta giorni.
Ci chiediamo, allora, quali siano i limiti e i confini di questo stato di emergenza che è a discapito dello Stato di Diritto? I cittadini si augurano che il prolungamento al 15 ottobre dello stato di emergenza non sia un’allarme democratico ma solo una scelta di prudenza per il ripristino della normalità.