
Classe 1978, Emilia Miscio dopo la maturità classica ha conseguito la laurea in lettere classiche. La giovane registra, infatti, nasce come archeologa. L’avvento nel mondo del teatro è da annoverare ai ragazzi di un centro sociale. La sua passione per l’arte antica l’ha portata a viaggiare per la Grecia; Atene è la sua seconda città.
Nel 2006 ha fondato la compagnia teatrale “Sogni di Scena” che ormai dal 2008 è una delle compagnie stabili del Teatro San Genesio. Nel 2014 ha aperto un laboratorio teatrale per bambini e ragazzi. Ha iniziato così ad occuparsi esclusivamente di regia teatrale e traduzione di testi inediti dall’inglese, portandoli per la prima volta nello Stivale. Ha scritto per il teatro fino a diventare un autore SIAE. Dal 2016 collabora anche con un’altra compagnia, qui cura la regia e gli adattamenti.
Ascolta, osserva e si getta a capofitto in tutto quello che fa. Odio la banalità e il conformismo. Ama la follia, la provocazione e il rinnovamento continuo. Ha studiato pianoforte per dieci anni. Il suo migliore amico è Bacco, un bulldog inglese. Non è religiosa, ma ha un profeta: Bob Marley.
Emilia Miscio si racconta a “Ragguagliami” e parla della sua idea di teatro, un teatro che per prima cosa debba piacere a lei.
– Il suo nome e quello della Compagnia Teatrale Sogni di Scena è accompagnato da una critica più che positiva. Le viene giustamente riconosciuto “un lavoro brillante” sotto tutti gli aspetti: dalla scrittura alla direzione, dalla scelta degli attori a quella della scenografia. Come è arrivata al mondo del teatro?
Sono arrivata al mondo del teatro per caso. Era il lontano 2003 quando presso un centro sociale, un gruppo di amici mi chiese di fare la regia ad uno spettacolo che voleva mettere in scena. Accettai da subito la sfida – da sempre interessata a tutto quello che riguarda l’arte in generale – e fu un bel successo. In quel periodo mi stavo laureando in lettere e se non avessi accettato sarei rimasta un archeologa e non sarei mai diventata una regista. Da quello spettacolo, iniziai un percorso formativo parallelo che mi ha portato ad una passione ed un amore per il teatro che non sapevo potesse esistere in me.

– Nei suoi testi sono frequenti la commedia, il teatro dell’assurdo, la back comedy e il nonsense. Qual è la sua idea di teatro?
La mia idea di teatro è quella di un teatro che per prima cosa debba piacere a me. Se credi davvero negli spettacoli che proponi al pubblico, se ci metti passione, massimo impegno, sentimento, la tua idea arriva forte e chiara al pubblico, con tutto il bagaglio che accompagna quello spettacolo. Prediligo da sempre la commedia, in particolare la commedia inglese per il suo humor tipicamente anglosassone, sottile e diretto, ma anche la black comedy, col suo mix di ilarità e tensione e gli spettacoli di teatro dell’assurdo, dove come regista puoi osare davvero tanto, perché tutto nell’assurdo è concesso e allo stesso tempo hai modo di far arrivare un messaggio al pubblico.
– La sua regia ha portato in scena sempre commedie brillanti ma anche commedie inglesi inedite. Parliamo dunque di un lavoro di traduzione e di interpretazione che ha aperto il sipario per la prima volta nello Stivale a spettacoli come “La Creatura!” e “Mentre le luci erano spente” di Jack Sharkey. Cosa l’ha spinta a tradurre questi testi e successivamente ad adattarli?
Jack Sharkey è stato un famoso commediografo americano, davvero molto prolifico negli Usa, ha scritto testi brillanti e gialli molto accattivanti. Leggendo i testi in lingua originale, mi sono talmente appassionata che ho deciso di tradurli e portare questo autore alla sua conoscenza anche in Italia. Così dapprima ho tradotto e adattato il giallo “Mentre le Luci erano spente” e successivamente la black comedy “La Creatura!”, cercando sempre di restare fedele nella traduzione all’autore, ma allo stesso tempo di farne un adattamento che fosse fruibile al pubblico italiano.
– Il suo ultimo lavoro è “Rape rosse bucate” sul palcoscenico del Teatro San Genesio di Roma dal 7 al 18 novembre. Anche in questa anticommedia è il teatro dell’assurdo e il nonsense a tenere la scena. Sul palcoscenico ci saranno ben dieci attori a incarnare due categorie di persone: gli Strani e i Normali che decostruiranno ciò che abitualmente viene considerato normale. È un invito all’ironia, ma anche alla riflessione, cosa dobbiamo aspettarci?
Rape Rosse Bucate è una vera e propria anticommedia, dove tutto è il contrario di tutto, c’è un abbandono totale della logica e della razionalità: dai personaggi stravaganti, ai dialoghi nonsense, alla scenografia, al trucco e al parrucco. Il testo crea ironia, perché è ricco di dialoghi paradossali e ridondanti, ma allo stesso tempo è un invito alla riflessione. Ho intenzionalmente etichettato come Strani e Normali due categorie di individui per trattare il tema della diversità, che va dal semplice modo di vestirsi, ai comportamenti, alle abitudini, al modo di pensare, al lavoro svolto, al loro agire e relazionarsi con il prossimo. Due mondi opposti, totalmente diversi e lontani. Riusciranno questi mondi così diversi ad andare d’accordo, a comprendersi o semplicemente ad ascoltarsi e a rispettarsi? Queste sono le domande che mi sono posta e che, grazie agli attori che interpreteranno i miei personaggi sulla scena, sottoporremo all’attenzione del pubblico.

– La ringraziamo per essere stata nostra ospite. Inviti pure i lettori di “Ragguagliami” al Teatro San Genesio.
Invito tutti i lettori di “Ragguagliami” dal 7 al 18 novembre ad andare a vedere “Rape Rosse Bucate” al Teatro San Genesio, per passare un’ora e mezza di allegria, lasciando a casa la logica e la razionalità, e uscendo dal teatro col sorriso e con qualche risposta o con troppe domande che non hanno trovato nessuna risposta, perché il teatro dell’assurdo è anche questo. Uno spettacolo adatto a tutti, grandi e bambini e con un finale inaspettato, perché nulla è come sembra!
Per approfondire: il sito internet e la pagina Facebook della Compagnia “Sogni di Scena”