Equità delle retribuzioni e svilimento della professione, la denuncia dei medici per difendere la propria dignità

di Clara Macheda

Combattere per l’autoaffermazione e per la dignità della professione, un’inedita forma di protesta si sta diffondendo tra le file della classe medica. Perché? È presto detto, sembra impossibile ma in Italia, un corso di laurea della durata minima di sei anni, tre mesi per raggiungere la tanto agognata abilitazione, l’iscrizione ad un Albo Professionale, i sacrifici personali ed economici, non mettono al riparo da proposte lavorative con salari a dir poco ridicoli e svilenti.

Ma entriamo nel merito della questione. Il termine della carriera universitaria, obbliga il giovane medico neolaureato a intraprendere un tirocinio abilitante della durata di tre mesi, al termine del quale l’Esame di Stato consente, almeno in teoria, di entrare nel mondo del lavoro. Passo che fa sentire la sua urgenza soprattutto in ragione dell’impossibilità di concludere la formazione specialistica per almeno la metà dei laureati. Le borse di Specializzazione non sono sufficienti a far fronte alle richieste, quest’anno ad esempio a fronte di circa 15000 partecipanti al concorso tenutosi pochi giorni fa, le borse stanziate sono state 6.676. Queste ultime, sommate alle borse regionali per la Specializzazione in Medico di Medicina Generale producono una vera e propria amputazione del percorso formativo per un notevole numero di medici che si trovano a dover fare i conti con un precariato che da un po’ di tempo a questa parte sta diventando sempre più avvilente.

“Fai il medico”, dicevano, “avrai il futuro assicurato”. Un futuro pagato con pizza e birra, in alcuni casi. Non più di qualche settimana fa, mi sono imbattuta in un gruppo Facebook nato per portare all’onore della cronaca, le condizioni di lavoro più che precarie di tutti i medici che, per necessità o per scelta, si sono affacciati sul mondo del lavoro senza una Specializzazione. Lo scenario che si è aperto ai miei occhi è stato a dir poco agghiacciante tra assistenza in gare agonistiche retribuita con un pasto e una stretta di mano, oppure turni notturni in guardia medica la notte di Capodanno compensati con 10€ l’ora, lordi. Non solo, si legge di medici sviliti nella loro professionalità con gare di retribuzione al ribasso, che non corrispondono neppure lontanamente alle responsabilità che si assumono.

GMAS – Giovani Medici Anti Sfruttamento, nasce proprio con lo scopo di denunciare e cercare di tutelare una categoria medica che, ora più che mai, appare bistrattata. I fondatori del gruppo Lucrezia Trozzi e Nicola Pescetelli, hanno raccolto una gran quantità di testimonianze che stanno cercando di diffondere attraverso Ordini dei Medici e media. L’intento è quello di porre sotto i riflettori l’abbassamento critico dei compensi con l’obiettivo di ristabilire l’equità delle retribuzioni ma anche, e soprattutto, lo svilimento della professione medica che si sta riducendo ad una mera prestazione occasionale spesso svuotata di expertise e valore.

Qualcosa si sta muovendo

Sebbene non ci sia ancora nulla di specifico, nel decreto fiscale approvato al Senato sono state introdotte interessanti novità per un’ampia gamma di professionisti. L’equo compenso che era stato reso obbligatorio per i soli avvocati nell’art. 99 della Finanziaria, viene infatti esteso a diversi albi professionali, tra i quali anche medici odontoiatri e farmacisti. In relazione a questo decreto alcuni OMCeO si sono attivati, quello di Roma, ad esempio, ha elaborato un tariffario consigliato per gli odontoiatri passibile di variazioni (in plus o in malus) del 30% e che di fatto, tutela, seppure parzialmente, il professionista da compensi insufficienti ma consente una certa discrezionalità proporzionale a capacità ed esperienza. Neppure a dirlo, se una risoluzione simile venisse adottata anche per le prestazioni medico chirurgiche a livello nazionale, sarebbe di certo un buon punto di partenza. Non ci resta che supportare il gruppo GMAS – Giovani Medici Anti Sfruttamento e sperare che la questione venga affrontata in maniera organica dagli Ordini Professionali di tutta Italia.

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