“Il velo di Iside” della giornalista e scrittrice Fiorella Franchini ed edito da Homo Scrivens è un romanzo storico ambientato nella Neapolis del 77.D.C. quando la città faceva parte dell’Impero romano sotto l’Imperatore Vespasiano.
“Il velo di Iside” è un romanzo storico appassionante che vive di una bella storia d’amore in contrapposizione alle logiche di potere dell’Impero e del suo dominio. E’ una meravigliosa storia di sentimenti umani che vanno oltre i secoli, oltre il tempo, oltre i fatti raccontati. La mano precisa di Fiorella Franchini non trascura nessun particolare e offre al lettore una visione ampia dell’ambizione umana e del destino dell’uomo. Il romanzo racconta la storia di ogni uomo, sospeso tra passato e futuro, tra libertà e passioni terrene, tra realtà e sogno.
Cassia Livilla è una sacerdotessa della Dea Iside, antica divinità egizia della fertilità e patrona delle attività marinare come veniva raccontata nella Neapolis romana dell’Impero. La fanciulla incontra il navarco Valerio Pollio Isidoro, comandante di una flotta che si trova a Capo Miseno. Tra i due nasce una travolgente passione.
Un giorno Cassia Livilla rivela una cosa importante al suo amato: a Puteoli alcuni stranieri stanno organizzando una strage di romani per il giorno del “navigium Isidis”, la festa in memoria di Iside e del suo sposo Osiride, il quale era risorto grazie alla ricomposizione delle parti del suo corpo.
A questa notizia Valerio Pollio reagisce in maniera violenta facendo scoprire i mandanti.
“Il velo di Iside” è un romanzo scritto benissimo, con chiari e precisi riferimenti storici e con una storia d’amore come punto di sviluppo della trama che poi si dividerà tra ragioni del cuore e ragioni di stato.
– Fiorella Franchini, “Il velo di Iside” è la tua ultima fatica letteraria, un romanzo storico ricco di sentimenti combattuti e passioni contrastanti. Dopo tanti tuoi scritti sei passata al genere storico-romantico, se così posso chiamarlo. Come sei arrivata a pensare a questa storia avvincente?
L’obiettivo non è cambiato, è mutato solo il contesto storico, dalla storia moderna a quella antica per ritrovare nel passato le ragioni del presente. I sentimenti e le passioni non si alterano nel tempo; l’amore è stato e sarà sempre ispiratore di storie belle ma mi premeva focalizzare l’attenzione su due tematiche storiche particolari della mia terra. In primo luogo il culto di Iside molto diffuso in Campania e a Napoli, che testimonia non solo la multiculturalità antica del nostro territorio che è sempre stata ricchezza feconda, ma spiega anche tante caratteristiche della napoletanità. Il secondo tema è legato alla grande importanza dei Campi Flegrei, sede della grande flotta romana, luogo di svago e di villeggiatura, ricco emporio per scambi di merci e saperi.
– Nel romanzo hai parlato di questa leggenda d’Egitto di Iside e Osiride, due fratelli che la leggenda vuole anche sposi. Mito e verità, leggenda e realtà. E’ stato difficile per te documentarti su questi argomenti prima di scrivere il romanzo?
Un anno di ricerche e di approfondimenti, leggendo libri e articoli. E’ sicuramente, accanto alla creazione dell’intreccio, la fase che amo di più. Più leggo, più aumenta la curiosità e vorrei veramente metterci dentro tutto. Il rischio è quello di diventare pedanti e didascalici, così, ad un certo punto, lascio sedimentare tutte le informazioni e provo a narrare come se fossi davvero in quel posto e in quel tempo, stando ben attenta a non infrangere i principi di verosimiglianza e coerenza. L’immaginazione non deve mai ingannare il lettore.
– Secondo te queste leggende così affascinanti possono ancora interessare i giovani?
Il mito è parte della storia e suggerisce verità ancestrali. Occorre riavvicinare i giovani alla memoria storica senza la quale perdiamo la nostra identità di popolo e di individuo. Tutte le forme artistiche ci mostrano la parte migliore dell’essere umano, la scintilla del divino. C’è un bisogno inconsapevole delle nuove generazioni di ritrovare radici e valori profondi, è compito dell’artista intercettare questa necessità, della politica renderla accessibile a tanti.
– “Il velo di Iside” vede una tormentata storia d’amore al centro dello sviluppo narrativo. Una storia che si scontra con i doveri di stato. Pensi che ancora oggi l’amore possa combattere le guerre e le crudeltà umane?
Sarò anche un’idealista o una romantica sognatrice ma ci credo con appassionata razionalità. Abbiamo toccato spesso livelli di profondo abbruttimento morale e culturale. Se l’amore non avesse questo potere sorprendente ci saremmo già estinti.
– Il pubblico come pensi abbia recepito il tuo romanzo?
Le prime reazioni mi fanno ben sperare. In molti hanno percepito la mia voglia di condivisione di un altrove affascinante. Io scrivo per comunicare la mia curiosità e la mia voglia di conoscenza e cerco di farlo con un linguaggio attento ma semplice, affinché la cultura vada in circolo e generi altro sapere e nuove emozioni. I miei lettori si sono sentiti trasportati davvero tra i decumani di Neapolis o nel Macellum di Puteoli e la storia d’amore di Cassia Livilla e Valerio Pollio Isidoro ha suscitato tanta tenerezza e partecipazione emotiva. Cosa posso volere di più?