La toponomastica del Vomero è testimonianza di un passato cui spesso nessuno fa caso, ma che costituisce una delle chiavi di accesso per scoprire l’identità del territorio. Una memoria e un omaggio collettivo all’arte, alla cultura.
di Ersilia Di Palo

Molte delle strade della collina del Vomero, sita in Napoli, sono dedicate agli artisti, una testimonianza di un passato cui spesso nessuno fa caso, ma che costituisce una delle chiavi di accesso per scoprire l’identità del territorio vomerese. La toponomastica è il riconoscimento di una memoria collettiva, è lo strumento di lettura dello spirito del luogo.
La collina vomerese da sempre è stata richiamo di artisti, ma anche di poeti e letterati, i quali attratti dalla bellezza bucolica del luogo, costellata di mulini e vigne e di scorci panoramici, salivano al Vomero in cerca di ispirazione e di forti emozioni. L’incontro tra il Vomero e gli artisti è stato un incontro magico, surreale, sospeso tra il sogno e la realtà.
Già dal 1600, la collina è stata ritrovo di sommi artisti, napoletani e non, i quali chiamati dalla committenza dei monaci certosini per la ristrutturazione della Certosa di San Martino, hanno firmato meravigliose opere pittoriche e scultoree che oggi possiamo ammirare nelle splendido monumento della Certosa. Tra essi, Cosimo Fanzago, che lasciò l’impronta più consistente, Guido Reni, Massimo Stanzione, Ribera, Francesco Solimèna, De Mura, Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Belisario Corenzio, Paolo De Matteis che riempirono i locali di stupendi affreschi e magnifici dipinti.
Artisti di altissimo livello che la toponomastica vomerese ha voluto immortalare a ricordo della loro magnificenza. Quando il «nuovo rione Vomero» fu ultimato a fine Ottocento, le prime strade e piazze furono intitolate ai grandi nomi della musica, della pittura e dell’arte, come talenti che hanno dato lustro artistico al nostro paese.
Piazza degli Artisti, rappresenta il simbolo del quartiere, a ricordo di tanti pittori e scultori di origine napoletana che hanno dimorato e vissuto al Vomero. Ricordiamo Giacinto Gigante che nel 1844 vi comprò una villa che porta il suo nome nell’omonima strada a lui dedicata. Senza dimenticare gli artisti ai quali il Vomero ha dato i natali, quali Gian Lorenzo Bernini, figlio di Pietro Bernini che si era trasferito al Vomero per lavorare alla Certosa di San Martino. Ancora Salvator Rosa, fiore all’occhiello del quartiere e poi Consalvo Carelli che secondo alcuni era nato nella stessa casa di Salvator Rosa all’Arenella.
Dopo la fondazione del Rione Vomero, alla fine dell’Ottocento, furono molti gli artisti che scelsero il Vomero come luogo di residenza, dando vita ad aggregazione di artisti, secondo la moda del tempo, che si esprimevano in diversi settori, quali le arti figurative, la letteratura, il teatro, il cinema.
La Villa di Guido Casciaro, in via Luca Giordano, un tempo simbolo della cultura e dell’arte al Vomero, fu luogo esclusivo d’incontro di artisti, letterati e musicisti. Guido Casciaro e Attilio Pratella, pittori di paesaggi, hanno immortalato gli angoli più suggestivi del Vomero, oggi in via di estinzione.
Anche Picasso fu magicamente attratto dalla bellezza del Vomero. Di lui, infatti, ci resta uno schizzo panoramico su carta intestata del Grand Hotel Vittoria intitolato “Ricordo di una passeggiata al Vomero – Napoli, 20 aprile 1917″, che raffigura l’artista con la ballerina Olga Cholchova in carrozza lungo Via Scarlatti sullo sfondo di una suggestiva veduta cittadina. Un documento eccezionale di cui si conserva una riproduzione nel Museo delle Carrozze di Villa Pignatelli.