Lo ha reso noto il Ministero della Difesa.

Nel corso del 2018 sono stati recuperati e neutralizzati quasi 50 mila residui bellici risalenti al primo e al secondo conflitto mondiale. Gli artificieri dell’Esercito hanno effettuato quasi duemila interventi che hanno consentito di bonificare circa 4.500 ordigni su tutto il territorio nazionale.
L’elenco dei ritrovamenti è lungo ma il quantitativo maggiore è stato rinvenuto nella provincia di Trento con 2.070 residui bellici, 603 ordigni bonificati in Emilia Romagna, 406 nel Lazio, 255 in Friuli Venezia Giulia, 235 in Sicilia e 193 in Campania.
Le operazioni di disinnesco degli ordigni hanno spesso richiesto l’allontanamento dei cittadini dalle proprie abitazioni, la sospensione del traffico ferroviario o aereo. I reggimenti impegnati in queste attività sono dodici.
L’attività dei palombari della Marina Marina ha permesso 245 interventi di bonifica d’urgenza richiesti dalle prefetture. 3.849 ore d’immersione hanno portato alla rimozione di un totale di 45.591 ordigni esplosivi da mari, laghi e fiumi di 162 località italiane. I trattamenti di ossigeno terapia iperbarica a favore della popolazione civile sono stati 329.
Tra gli interventi dei palombari della Marina Militare nel corso dell’anno appena trascorso anche quello di Fano (PU) con il rinvenimento e l’attivazione accidentale di una bomba d’aereo inglese MK6 da 500 libbre, che aveva imposto l’evacuazione di 23.000 persone. L’operazione è stata risolta brillantemente con l’ausilio degli artificieri dell’Esercito. Presso l’isola di Pantelleria (TP), invece, gli uomini del GOS hanno distrutto un masso ciclopico di 146 tonnellate che dal 2012 impediva l’attracco dei traghetti nel porto nuovo di Pantelleria.
Le operazioni effettuate nell’interesse e dunque nella sicurezza della collettiva hanno permesso anche la sottrazione degli ordigni ad eventuali usi illeciti.