L’altra estate di Diodato al tempo del Covid-19, tra premi e canzoni in classifica

Che vita meravigliosa, Fai Rumore e Un’altra estate, un trittico di canzoni e premi per Diodato che nell’arco di 6 mesi ha vinto tutto: Sanremo, David di Donatello e Nastro d’argento.

di Renato Aiello

Diodato

Che questo 2020 sarebbe stato l’anno di Diodato si era cominciato a capire dalla colonna sonora del trailer e del film di Ferzan Ozpetek La dea Fortuna, uscito in sala a fine 2019, a ridosso del Natale scorso. Di lì a poco sarebbe apparso sul palco del Teatro Ariston a Sanremo per vincere il Festival agli inizi di febbraio con Fai Rumore, uno dei pezzi più belli ascoltati alla kermesse della Canzone Italiana negli ultimi anni.

Poi è arrivato il lockdown per l’intero paese, che ha cancellato date e concerti in tutta Italia, compresi quelli del cantautore pugliese, costringendoci tutti in casa come ricordiamo bene. Diodato però ha impiegato il tempo della quarantena per scrivere l’ennesimo fortunato pezzo, da poco più di un mese ormai stabile in classifica, una canzone che però si distingue bene nel panorama dei tormentoni e dei soliti singoli che ascoltiamo d’estate: Un’altra estate è una ricognizione di pensieri, emozioni e dell’intera esperienza del “confinamento”, vissuta a causa del coronavirus. Con un occhio di speranza rivolto al futuro, rappresentato da quell’orizzonte che da sempre si carica di significati e metafore quando lo osserviamo in riva al mare.

A ricordare bene, l’elemento dell’acqua è presente anche nel bel finale al mare di Sicilia del film di Ozpetek, alla cui ultima inquadratura facevano seguito le note di Che vita meravigliosa, canzone che nel frattempo ha inanellato David di Donatello e di recente il prestigioso Nastro D’argento, gli equivalenti degli Oscar e dei Golden Globe americani, potremmo definirli. Tarantino di nascita e da sempre vicino alla causa ambientale legata all’Ilva di Taranto, per Diodato il mare assolve a un compito catartico, liberatorio, sintetizzato dal meraviglioso tuffo nelle acque toscane del videoclip di Un’altra estate, girato in Maremma con la regia di Priscilla Santinelli, e lanciato in rete da poco più di una settimana.

La narrazione comincia con un misterioso cubo di legno grezzo, una metafisica arca di Noè che ci ha traghettato simbolicamente da fine febbraio a maggio nella tempesta della pandemia. L’oggetto si apre per rivelare al suo interno un uomo, vestito di panni pesanti e stracci, interpretato da Diodato stesso, che inizia a camminare, a vagare tra la vegetazione degli acquitrini e le dune sabbiose, riposandosi prima su un materasso, passando poi accanto a una sedia e infine saltando su un’auto abbandonata.

Letto e poltrona per noi sono stati l’habitat di casa durante la quarantena, le auto invece sono state ferme, e mentre il cantante procede verso il mare, togliendosi il cappuccio pesante tipico di un asceta (non siamo stati tutti un po’ asceti, monaci confinati nelle nostre abitazioni?), questi oggetti prendono lentamente fuoco. Una liberazione lenta dal passato, dal dolore di questo “inverno buio, troppo duro, un inferno” che non ci ha riscaldato però, e da una “primavera immobile” in cui abbiamo pianto troppo le vittime dell’epidemia.

Ma sta arrivando un’altra estate, “vedi, amico” canta il vincitore di Sanremo 2020, rivolgendosi a noi: una stagione su cui non avremmo scommesso un centesimo (“lo so non ci credevi più”), e in cui siamo ancora alla ricerca di amici e nuovi amori, nonché di ritorno a casa da parenti e “congiunti” (“ma tu ora dove sei, dimmi dove sei?”). E allora ce ne andiamo davvero al mare per vedere che effetto fa, se questa bella stagione, la più bella e attesa dell’anno dopo le fatiche e le sofferenze di un 2020 funesto, “e questo tempo” ci rincuorano, ci consolano. Ed è qui che appare la nota di speranza finale dell’autore, sottolineata da quell’orizzonte raggiungibile a nuoto “con il cuore in gola”, e rappresentata dal montaggio alternato nel videoclip delle immagini del tuffo tra le onde e quelle del velo squarciato dal fuoco, dietro cui appare Diodato: un velo di Maya delle nostre certezze infrante, della sicurezza in frantumi, del “mondo dopo” che si è rivelato, nel bene e nel male, alla luce di tutti gli arcobaleni disegnati e del motto hashtag “andrà tutto bene”.

Non sappiamo ancora se andrà tutto bene, previsioni e crisi economica alimentano il pessimismo, ma forse bisogna ancora credere a quell’orizzonte. Diodato ci crede. Io personalmente ci credo. E voi invece, ci credete ancora?

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