L’otto marzo è la giornata internazionale della donna. Numerose sono le iniziative in programma al Vomero che spaziano dal teatro alla musica, dalla letteratura all’arte e all’impegno civile.
L’otto marzo è senza dubbio una ricorrenza intrisa di valori e significati, per ricordare non solo le violenze e le discriminazioni subite dalle donne, ma anche le conquiste politiche e sociali raggiunte.
A partire da quel fatidico 2 giugno del 1946, giorno del diritto di voto alle donne, tanto cammino è stato fatto ma tanto ne occorrerà ancora fare. Le donne hanno dato un grande contributo al progresso umano, sociale e politico e pertanto la commemorazione dei loro sacrifici e delle loro battaglie non può ridursi ad un giorno e neppure ad un mese.
Occorre, invece, puntare sul riequilibro della nostra storia e della nostra cultura per colmare quel vuoto di figure femminili rese invisibili da quella cultura androcentrica inconsciamente condivisa. Monumenti, targhe e intitolazioni alle strade dimostrano come la celebrazione della memoria dei grandi personaggi passi, in gran parte, attraverso figure maschili. La toponomastica è un grande strumento di valorizzazione culturale, in quanto le intitolazioni alle strade stimolano la ricerca e promuovono itinerari culturali in funzione di saperi da scoprire. Essa è un rilevatore sociale e l’invisibilità delle donne nella toponomastica evidenzia ancora una condizione di una persistente cultura di dominanza maschile.
Delle storie femminili restano pochissime tracce. Dalla toponomastica del Vomero si evincono appena quattro nomi femminili. Due Strade sono dedicate a due donne martiri della violenza, quali Luigia Sanfelice e Annella di Massimo.
Luigia Sanfelice, vittima dei Borbone ,fu condannata alla decapitazione in mezzo piazza mercato l’11 settembre 1799, nell’ambito della rivoluzione napoletana. Diana De Rosa, detta Annella di Massimo, pittrice del 1600, allieva di Massimo Stanzione, di lei si racconta che fu vittima di un delitto d’onore da parte del marito, il pittore Agostino Beltrano, che mal sopportava le attenzione del maestro Stanzione nei confronti di Annella.
Il Largo Volpicelli è dedicato a Santa Caterina Volpicelli, una napoletana nata nel 1839, fondatrice della congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Santa Caterina Volpicelli. È stata proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2001 e santa il 26 aprile 2009 da papa Benedetto XVI. Ed infine Angelica Kauffmann, pittrice svizzera nata nel 1741, specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici. Autrice del ritratto della famiglia di Ferdinando IV che la pittrice realizzò intorno al 1782 ed è attualmente conservato nel Museo Nazionale di Capodimonte. Nonostante le insistenze dell’allora regina del Regno di Napoli, Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, a volerla come pittrice presso la sua corte, Angelica preferì allontanarsi da Napoli.
I tempi, oggi, sono maturi per ridisegnare una toponomastica nell’ottica di un equilibrio di genere, nel rispetto non solo delle differenze ma delle tante donne che hanno lasciato un segno indelebile in questo mondo.