Marcello Affuso, la poesia come conato di vita e urgenza assoluta in “Cortocircuito”

Una raccolta di poesie illustrate con disegni e foto nata all’improvviso ma che ha messo a dura prova l’autore Marcello Affuso: professore, fotografo, scrittore e direttore della testata Eroica Fenice.

di Renato Aiello

Marcello Affuso

Cortocircuito è il libro di poesie, pensieri e sensazioni sparse scritto da Marcello Affuso e illustrato attraverso disegni e foto da Mara Auricchio, Giorgia Bisanti, Sara Melis e dal fotografo Daniele Lepore.Presentato a dicembre a Napoli in due appuntamenti al Vomero e a Chiaia, e coronato da una mostra fotografica ad hoc a gennaio, è disponibile ora nelle librerie, edito da Guida, e i suoi diritti d’autore, insieme a una parte dei proventi, sarà devoluto in beneficenza. Marcello è un giovane professore di liceo, fotografo, scrittore nonché direttore di una testata giornalistica che si fa sempre più spazio a Napoli. Una redazione di giovani eroici, appassionati di eventi e amanti del giornalismo, e non a caso il nome del sito è Eroica Fenice. Eroici sono in un certo senso anche i suoi componimenti, che lui non ama definire poesie, bensì “conati”, “vomiti” di vita: essi sono infatti 32 istanti, attimi, esperienze e momenti cristallizzati, restituiti catarticamente a noi attraverso un nuovo ermetismo, più estremo e secco nella brevità dello scritto. Pittoricamente questi versi sono pennellate cubiste, sprazzi di colore alla Cezanne in una scenografia degna di De Chirico. Cinematograficamente ricordano invece gli stacchi veloci di montaggio di un film di Danny Boyle come Trainspotting o Slumdog Millionaire. Una sfida non facile, soprattutto alla luce del ricordo personale dei bimbi e di chi non ce l’ha fatta a vincere la guerra contro la malattia, un ricordo tratteggiato con delicatezza nel passaggio in prosa più intenso del libro. Marcello ce ne parla più dettagliatamente in questa intervista.

– Quando è nata l’esigenza di questa raccolta poetica e in che momento hanno preso forma questi “conati” e “orgasmi” su carta?

È nata all’improvviso. Era un freddissimo marzo e durante una estenuante attesa della metropolitana ho fatto qualcosa, un gesto che non era più abituale per me: aprire l’app del block notes e scrivere. Quel movimento di dita ha dato il via ad un processo di destrutturazione e ricostruzione che ora è noto come “Cortocircuito”.

– Marcello, non è il tuo primo libro ma in cosa si differenzia dalla precedente fatica letteraria e ti chiedo se l’impegno è stato superiore stavolta.

Un romanzo richiede oggettivamente più tempo e l’esigenza di un maggior labor limae rispetto alla poesia che, invece, esiste a patto di una conditio sine qua non; predisposizione da parte dell’autore a mettersi a nudo, in gioco nella pienezza del suo sentire. La prosa deve essere pensata e strutturata a tavolino mentre i versi vivono di improvvisazione e tremori. 

– Ti ha messo a dura prova confrontarti col tuo passato e con la tua vicenda personale (e se ti va, raccontacela)?

È stata la sfida più difficile in assoluto. Nello scavare mi sono rotto diverse volte le unghie, ho sanguinato e sentito il dolore di ogni livido preso ma penso ne sia comunque valsa la pena. Raccontare, raccontarmi, sarà utile al Marcello che verrà e anche a tutti i miei lettori.

La copertina di “Cortocircuito”

– Al libro sono abbinate illustrazioni, disegni e un’ intera mostra fotografica tenutasi al Riot al Vomero. Come è nato il processo “visivo”, ovvero come si sono sviluppate le idee fotografiche?

Avevo dato accenni, un fil rouge e sono stati bravi loro – così come i tutti i membri del team “Cortocircuito” -, a restituire visivamente ciò che i componimenti avevano suggerito loro.

– Sono riusciti a centrare l’obiettivo, secondo te sono rimasti fedeli allo stato d’animo e allo spirito dei versi?

Molto, anzi, hanno anche allargato e offerto nuove letture alle mie parole e questo è straordinario.

– Obiettivi futuri e progetti in cantiere?

Per il 2019 ne ho davvero tanti di obiettivi. In primis, portare il mio giornale (Eroica Fenice)  tra le prime testate a Napoli. Ci siamo quasi, manca veramente poco. In secondo luogo vorrei mettere nero su bianco la mia prima sceneggiatura, in testa è già pronta, devo solo trovare il tempo e il coraggio di trascriverla. E poi, dulcis in fundo, pubblicare un nuovo libro. Nessuno spoiler, ovviamente, ma sono già ad un terzo del lavoro.

E noi ti facciamo un grande in bocca al lupo, per il nuovo anno e per i tuoi sogni perché, come si vede sulla copertina e sulla quarta di copertina di Cortocircuito, i muri buttati giù dai piccoli siano l’invito a compiere imprese importanti da grandi. Mai come oggi c’è bisogno di abbattere i muri e di riscoprire l’humanitas.

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