Micco Spadaro e “Il rendimento di grazia dopo la peste” del 1656.

Nel corso dei secoli, Napoli ha dovuto fronteggiare numerose epidemie.
II cimitero delle Fontanelle a Napoli, nel Rione Sanità, accoglie circa 40.000 resti di persone, vittime della grande peste del 1656 e del colera del 1836. La peste del 1656, portata a Napoli dai soldati spagnoli provenienti dalla Sardegna e che stazionavano abitualmente negli appositi Quartieri Spagnoli, assunse proporzioni spaventose, facendo registrare circa 4000 vittime al giorno, decimando la popolazione dell’80%.
Si scavarono lazzaretti e fosse comune ma alla fine, non sapendo come eliminare i cadaveri, questi vennero gettati a mare.
Durante le epidemie, molti trovavano rifugio sulle colline del Vomero, territorio ameno e verdeggiante, con rare ville di nobili e masserie, allora isolato dalla città di Napoli, per via delle strade impervie e ripide. Si racconta che durante la peste del1656, i Monaci Certosini, residenti alla Certosa di San Martino, oggi Museo Nazionale, sarebbero stati fra quei pochi ad essersi salvati dalla peste, non certo per la preghiera che esercitavano come metodo per la salvezza, ma per la fortuna di vivere all’interno di un complesso monastico situato sulla cima più alta della collina del Vomero, completamente al di fuori della città.
Il pittore Domenico Gargiulo, detto Micco Spadaro, in quanto proveniente da una famiglia di fabbricanti di spade, nel pieno della pestilenza, fuggì da Napoli e chiese ospitalità ai frati della Certosa di San Martino. Scampato, poi, dal pericolo della peste, per ringraziare i certosini dell’ospitalità e come rendimento di grazia a Dio, raffigurò in un dipinto, attualmente conservato al Museo di San Martino, i frati in preghiera, con il priore della Certosa di San Martino e con il cardinale Ascanio Filomarino, anch’esso rifugiatosi al sicuro in quello splendido sito per non essere infettato.
Tutti sono in inginocchio, con lo sguardo rivolto alla Vergine e a San Bruno, titolare dell’ordine dei certosini, che intercedono presso Cristo, raffigurato mentre depone la spada d’ira ardente. A sinistra è raffigurato San Martino che ostacola l’ allegoria della Peste vietandole di entrare nella Certosa; l’allegoria della peste è rappresentata da una donna discinta e violenta con in mano una frusta. A destra invece è l’autoritratto di Micco Spadaro che, in segno di devozione, ha la mano destra poggiata sul petto.
Micco Spadaro, nato a Napoli nel 1610, testimone e protagonista, seppe, con stile e originalità, rappresentare nelle sue tele i tragici eventi storici che colpirono la Napoli del 1600, quali: “L’eruzione del vesuvio” del 1631, “La rivolta di Masaniello” del 1647, “Piazza Mercatello a Napoli durante la peste del 1656” e “Il Rendimento di Grazia” del 1656, opere attualmente tutte conservate nel Museo Nazionale di San Martino, oggi fulcro della pittura napoletana del 1600.
Micco Spadaro, definito l’iniziatore della pittura paesaggistica, fu tra quei pittori napoletani che contribuì con il proprio talento affinché il Seicento divenisse il secolo d’oro della pittura napoletana.