Niko Mucci: attore, regista, musicista e poeta. Nato in Piemonte da genitori abruzzesi e pugliesi, da sempre è vissuto a Portici (Napoli). Ha iniziato a lavorare nello spettacolo come musicista, prima componendo per se stesso e poi per la storica formazione de “La Smorfia” di Troisi-De Caro-Arena. Si interessa poi di musica popolare con il gruppo la “Compagnia de li cunti” con cui si esibisce in tutta Italia. Si interessa anche di teatro e collabora con grandi artisti come Roberto De Simone, Armando Pugliese, Franco Piero, Renato Carpentieri, dai quali impara l’importanza di una poetica e di impronta propria. Da alcuni anni si occupa di poesia.
– Niko Mucci, artista poliedrico che ha lavorato in tv, al cinema e in teatro, narratore instancabile. Quando hai capito che la tua strada era quella dell’artista?
In realtà non l’ho mai davvero capito e scelto ho iniziato a praticare lo spettacolo, la musica e poi il teatro, la prosa molto presto, lasciando che questo mondo mi prendesse poco alla volta, sin quando anche i miei genitori se ne facessero una ragione visto che ho studiato Agronomia e sono braccia tolte all’agricoltura. Quella che era una passione è diventata in epoca universitaria un lavoro che ha preso ad assorbirmi del tutto prima attraverso il gruppo di musica popolare “Compagnia de li cunti” con cui ho girato l’Italia e alcuni paesi europei, e poi nella forma teatrale cui ho dedicato quasi 40 anni di attività sino ad oggi.
– Hai studiato musica e così hai iniziato la carriera. Quali sono i tuoi strumenti preferiti?
Sono un musicista autodidatta, all’inizio ho imparato a 14 anni la chitarra per fare bella figura alla prima gita del liceo, poi mi ha incuriosito il piano, imparato da solo a orecchio, poi ho studiato due anni il violoncello, e successivamente, la zampogna con uno zampognaro e la ghironda (strumento rinascimentale) con un corso…e via via mille altri strumenti, che collezioni e suono quasi tutti, a mio parere male, ma lo maschero bene e c’è addirittura chi mi crede bravo…da poco ho preparato il mio primo disco ANNASCUSO che comprende 13 brani fra musica folk e canzoni da teatro, tutte di mia creazione testo e musica.
– La tua è una carriera che inizia nel 1976 con lo storico gruppo della “smorfia”, che esperienza è stata?
“La Smorfia”, allora, fu una bellissima esperienza, conoscevo Lello e Massimo di vista ed Enzo De Caro come amico e col quale avevamo suonato in vari complessini, fu lui a chiedermi di sostituirlo, lui passava a tempo, con un altro gruppo allora più noto “I Carabinieri”, per cercare contatti per il progetto smorfia e aveva bisogno di un amico di cui fidarsi, che lo coprisse nel gruppo senza scorrettezze , pronto al suo ritorno a lasciargli il posto e cosi fu, quando ebbero modo di tentare la fortuna a Roma, mi chiesero se volevo seguirli, ma io mi stavo laureando e avevo interesse più per la prosa che per il cabaret, poi dopo il boom di NON STOP ci siamo visti per un progetto radiofonico, sino al loro scioglimento.
– Ti definisci un quasi poeta ma a leggere il tuo secondo libro di poesie “Navigare è tardi” direi che tu lo sia davvero. Dimmi, cos’è per te la poesia, come hai iniziato a frequentarla?
La poesia fu un amore giovanile ma a rileggermi non ero tanto bravo, poi negli anni scrivendo canzoni ho sviluppato maggiore esperienza, e circa dodici anni fa durante una tournèe teatrale, annoiato e stanco ho ripreso a giocare con le parole sempre più seriamente sino a decidere tre anni fa di pubblicare su pressioni dei miei molti fans su Fb dove scrivevo di poesia alternando a demenzialità argomenti seri ed emotivamente più coinvolgenti. “Navigare è tardi” è il mio secondo libro, ma ne ho pronti altri tre, essendomi deciso tardi a cominciare la stampa. Devo dire che in numerose presentazioni dei miei versi, ha riscosso un certo successo sia di vendita anche per la economicità del progetto, che segue la mia carriera teatrale, e musicale come una terza stampella importante del mio percorso di comunicazione col pubblico
– “Navigare è tardi” è il tuo secondo libro di poesie. Cosa intendi dire con questo titolo, perché navigare sarebbe tardi?
Il titolo viene da una poesia che è significativa nel mio percorso , navigare esprime il mio modo di procedere nel mare della vita che cita spesso. Il protagonista di Moby Dick di Melville, il giovane Ismaele che nell’incipit del romanzo, chiosa “Il mare dove ciascuno come in uno specchio ritrova se stesso….”, questo specchio mi permette, a volte chiaramente altre increspato, di leggermi dentro e di rendere le mie riflessioni personali, i miei sentimenti, empaticamente da personali a oggettivi, che riguardano il minimalismo personale, ma hanno la forza per diventare di tutti coloro che leggano o ascoltano i versi, sino a farsi protagonisti emotivi di parte di essi.
– La poesia è ricerca, è abbandono, è navigare come dici tu in terre sconosciute, è strappare l’eternità alla miseria umana. Credi che la poesia possa essere ancora salvifica in questa epoca moderna dove la superficialità e la manipolazione delle parole e dei sentimenti la fanno da padrone?
La poesia come la musica è immaginifica, ti permette di vedere cose e sentimenti che tutti portiamo dentro, ognuno secondo la propria esperienza e sensibilità. L’arte in genere ha il compito di sollevarci dalle esigenze materiali e pratiche e farci immaginare qualcosa di superiore, che io identifico nel concetto di Bellezza: Diceva il poeta W.B.Yeats “Non potendo inseguire , l’impossibile Verità, conviene ricercare la Bellezza”. Questo proposito l’ho fatto mio e lo predico ai miei spettacoli e nelle mie espressioni artistiche , senza volermi attribuire delle qualità, prefiggendomi la ricerca della bellezza lasciando a chi mi segue la valutazione di una sua presenza nel mio lavorare alla sua ricerca. Sono convinto che se ciascuno cercasse una propria visione della bellezza, vivremmo tutti molto meglio, ne faccio quindi un obiettivo sociale e poco ci importa che non sia di moda .
– Quali sono i progetti ai quali stai lavorando ora, tu che non ti fermi mai praticamente?
Lavoro al mio terzo libro di poesie che avrà titolo “Baionette le parole” incentrato su un periodo per me di sofferenza fisica (un grave incidente stradale che mi ha fatto vivere tre mesi di ospedale e interventi dopo 15 giorni di coma vigile, dato per spacciato, mi sono salvato anche se ho conseguenze che mi hanno cambiato la vita in tutti i sensi, meno possibilità fisiche, più capacità progettuali . Lavoro alla copertina del mio primo disco “ANNASCUSO” tredici brani che stanno riscuotendo all’ascolto di chi lo testa, un forte gradimento. Debutto col mio nuovo spettacolo “Locas”, un testo spagnolo, di gran successo nel mondo ispanico e mai rappresentato in altra lingua, una sottile poetica analisi del concetto di Follia . Progetto una estiva con le fiabe di Basile, in diverse regioni italiane, sto chiudendo il mio laboratorio teatrale per ragazzi con la scommessa della messa in scena di FARENHEIT 451, mia riduzione dal famoso romanzo di fantascienza, per educare a riflettere i miei allievi, oltre le tecniche e i linguaggi, sviluppando nella didattica la funzione socio politica del teatro. Penso poi ad alcuni progetti teatrali per la prossima stagione e soprattutto rifletto sul tema “Cosa voglio fare da grande”.