“Nei nostri sogni” di Antonella Capobianco affronta temi sociali come l’omofobia, il coming aut, l’amore a la comunicazione con una vicenda soprannaturale. Nell’intervista, a proposito di giovani e intolleranze, accende un faro sulla necessità di un’autentica civilizzazione per il rispetto delle diversità.

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Antonella Capobianco, napoletana d’origine ma torrese d’adozione, ha scritto un libro nel 2020, intitolato “Nei Nostri Sogni”, che è stato pubblicato successivamente dalla PAV Edizioni nel 2021.
Una storia sospesa tra il regno dei vivi e quello dei morti, con fantasmi, connessioni oniriche e un rapporto materno d’amore e apprensione che supera ogni confine metafisico.
La sua protagonista, Emma, scompare prematuramente e lascia la famiglia nello sconforto più totale, con tanti interrogativi e dubbi, nonché segreti che avvolgono le vite sentimentali dei figli (uno dei due alle prese con un sofferto coming out).
Il sogno diventa perciò la chiave di lettura e accesso alle vite interrotte, come ci spiega in questa intervista.
– Antonella, qual è il tuo rapporto coi sogni?
I sogni sono un’altra dimensione in cui svolgo la mia vita.
– Hai mai sognato fantasmi del passato, persone care venute meno o ti è capitato l’esperienza del sogno nel sogno, tipico di un onironauta?
Ho vissuto entrambe le esperienze. Ho fatto spessissimo i cosiddetti sogni lucidi, durante i quali ho avuto consapevolezza di sognare e, in qualche occasione, ho diretto personalmente le vicende che vivevo. Nella storia ho inserito il fenomeno dei sogni lucidi come mezzo comunicativo tra i vivi e i morti, ma anche come metafora di una triste difficoltà di comunicazione, tipica dei nostri tempi in cui si è connessi ma non in contatto.
– Quali sono i tuoi sogni e quali erano da ragazza?
I miei sogni sono spesso tribolati al limite dell’incubo da sempre. Sono sicuramente l’espressione inconscia delle mie angosce. Nel sogno vive anche il mio lato oscuro, si può dire.
– Cosa sogni per l’Italia e per i tuoi figli in un momento storico così difficile e tribolato, alla luce di intolleranze, episodi di omofobia (come lo racconti nel libro), difficile convivenza col diverso o con lo straniero?
L’Italia, purtroppo è un paese bellissimo, ma troppo “vecchio”. I pregiudizi su cui si fonda la nostra cultura rallentano la sua evoluzione, rendendolo fanalino di coda tra i paesi più evoluti d’Europa. Mi auguro che le nuove generazioni crescano riuscendo ad abbattere gli ostacoli che impediscono un’autentica civilizzazione, unica via maestra verso il rispetto delle diversità.
– Un libro può cambiare il mondo o le cose?
Se la storia consente una riflessione può effettuare anche piccoli cambiamenti individuali.

– Quando hai iniziato a scrivere nella tua vita e quando ha preso forma il tuo romanzo?
Ho iniziato a scrivere da ragazza, ma senza mai avere la grinta per tentare una pubblicazione. Il romanzo ha sempre avuto una sua forma, poiché è una storia fantasiosa che però sintetizza sentimenti ed emozioni reali, i quali aspettavano di essere trascritti. Non sono figlia d’arte in ogni caso.
– Il libro più bello che hai letto e quello che ti è piaciuto meno (tra scuola e tempo libero, anche se sopravvalutato secondo te).
Tanti libri mi sono rimasti nel cuore. “Niente e così sia”, “Un uomo” di Fallaci ,“Memorie di una geisha”, evocativo, suggestivo. Tra i classici che ho letto citerei “Il ritratto di Dorian Grey” e ho amato molto “Madame Bovary”. Tanti mi sono piaciuti e tanti altri no, come “ I promessi sposi”, noioso a mio avviso.
– “Nei nostri sogni” è il libro della tua maturità, avresti voluto scriverlo tempo prima, da giovanissima, o è arrivato al momento giusto?
Avrei voluto pubblicare altre storie prima d’ora, conservate nel cassetto. Ma “Nei nostri sogni” è arrivato nel momento giusto, prima non avrei proprio potuto scriverlo.
– Il tuo autore preferito italiano?
Oriana Fallaci, senza dubbio.
– E quello straniero?
Non ne ho uno preciso, ma mi piacciono molto Clara Sanchez e Isabelle Allende.
