“O’Tama. Migrazione di stili”, un ponte artistico tra Palermo e Tokyo

 O’Tama è stata, a Palermo, l’apripista di un percorso artistico e culturale dedicato e tinto di progresso e avanguardia.

di Maria Carola Leone

“O’Tama. Migrazione di stili”

Esiste un ponte culturale, e amoroso, tra la Sicilia e il Giappone figlio di storie intrecciate e legate insieme dalla fine del XIX secolo. Questa fiaba senza tempo è tessuta da due personaggi: O’Tama Kiyohara e Vincenzo Ragusa. Questi artisti sono un traît d’union tra l’Occidente e l’Oriente per la storia dell’arte mondiale.

Questa relazione, dapprima solo professionale, si è sviluppata tra l’isola e il sol levante. O’Tama è stata, a Palermo, l’apripista di un percorso artistico e culturale dedicato e tinto di progresso e avanguardia.

Questo e molto altro sarà fruibile nella mostra “O’Tama. Migrazione di stili” organizzata dalla Fondazione Federico II col patrocinio dell’Ambasciata del Giappone in Italia. Dopo uno studio molto approfondito si è deciso di ricostruire un puzzle datato al 1882, quando l’artista giunse in Italia da Tokyo insieme a Ragusa.

L’esposizione conta 101 opere – di cui 46 sono acquerelli ikebana e botanici, 6 cartoni e 18 tessuti – sostenute dal Centro Regionale per il Restauro e il Corso di Laurea in Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Palermo. 

Questo escursus artistico è stato allestito in un’ala del Palazzo Reale in cui si potrà ammirare 9 ceramiche, 14 bronzi, 2 ventagli e il meraviglioso kimono dipinto a mano e ricamato con la seta policroma e il filo d’oro che è stato allestito in una teca nella Sala dei Viceré.

Al giorno d’oggi il kosodè, emblema dello stile della corte imperiale, è tornato a Palermo dopo un secolo tramite l’intervento della Fondazione Federico II assieme al Museo delle Civiltà – Museo preistorico etnografico Luigi Pigorini.

Kiyohara era una donna raffinatissima dal pennello elegante e pulito che visse nel capoluogo siciliano fino al 1923. L’arte orientale era poco apprezzata a quei tempi ma con l’intervento delicato della pittrice, essa illuminò le opere siciliane.

Diverse lavorazioni realizzate da Ragusa e O’Tama sono conservate al liceo artistico che porta il loro nome sito a Palermo. Era il 1883 quando nella dimora dello scultore si inaugurò il Museo d’Arte Giapponese con 11 sale espositive. In poco tempo il museo si trasformò in scuola-officina e O’Tama divenne la vice-preside e direttrice dell’ala femminile.

La mostra sarà visitabile dal 7 dicembre 2019 al 6 aprile 2020 (dal lunedì al venerdì orario 8:15-17:40, la domenica o i festivi dalle 8:15 alle 13:00). 

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