Quando Ferdinando III creò il Real Parco Favorita: il giardino di Palermo

Fontane zampillanti, 400 ettari di verde, statue mitologiche e molto altro erano il teatro di questo paradiso in città.

di Maria Carola Leone

Quando la Sicilia fu invasa da Napoleone, Ferdinando III Borbone decise di trasferirsi nel regno di Palermo annesso a quello di Napoli.

Il re estirpò a varie famiglie aristocratiche del territorio una superficie di 400 ettari che si estende dalla Piana dei Colli a Mondello col fine di creare un suo spazio nell’isola. Quest’area fu chiamata ‘Real Parco della Favorita’, visitabile tutt’oggi ma estremamente diversa rispetto agli albori del XVIII secolo.

Questo luogo nacque come riserva reale di caccia per la corte borbonica di Ferdinando III. Era il 1799 quando il sovrano si rifugiò a Palermo in seguito alla Proclamazione della Repubblica Partenopea. Ferdinando acquistò una piccola casa presente nei Colli col fine di creare la sua residenza ufficiale. Dopo poco tempo egli incaricò l’architetto Venanzio Marvuglia di ristrutturare gli spazi aggiungendo elementi esotici molto vicini allo stile orientale, un esempio fu la Palazzina Cinese, e di dar vita a un mega giardino in cui gli spazi fossero stati adiacenti.

Nello stesso momento Ferdinando III diede vita al grande parco limitrofo alla sua residenza, annesso anche diversi feudi presenti sul Monte Pellegrino di Palermo. Lo spazio della Real Favorita era davvero immenso, si contano circa 400 ettari, e divenne un parco neoclassico destinato a riunire le passioni del re: quali la caccia e i suoi curiosi esperimenti legati alla coltivazione di alberi e piante.

La nuova urbanistica del parco fu costituita da diversi viali alberati con luoghi di sosta, piccole piazze, fontane zampillanti, statue mitologiche, obelischi, torri neogotiche, teatrini di verdure, varie sale, torri di acqua e molto altro. 

I percorsi furono strutturati su una base ortogonale suddivisa in tre viali principali: viale Diana che termina dove c’è il boschetto con la statua della dea (oggi non più presente), il viale Pomona che unisce la ”Casina Cinese” alla statua della dea della frutta, il viale d’Ercole che è perpendicolare alle strade precedenti.

Diverse furono le zone dove si trovano agrumeti, orti, alberi da frutto e altri esemplari vegetali relativi alla macchia mediterranea e sono custoditi in elementi geometrici architettonici.