Strage di Capaci, Mattarella: “La mafia verrà sconfitta”

Il 23 maggio 1992 alle 17:58, con un attentato dinamitardo sull’autostrada A29, la mafia uccideva Giovanni Falcone. Oltre al magistrato persero la vita la moglie, Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinari.  A distanza di soli due mesi, il 19 luglio 1992, alle 15:58,  sempre la mafia, questa volta con un autobomba, uccideva Paolo Borsellino e gli agenti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. La colpa dei due magistrati? Quella di aver indagato sul crimine organizzato fino ad arrivare alla costituzione del pool antifiamma e relativo maxiprocesso di Palermo tenuto nell’aula bunker dell’Ucciardone (con il verdetto di 19 ergastoli, 2665 anni di carcere, 11 miliardi e mezzo di lire di multe e 114 assoluzioni) proprio da Falcone e Borsellino.

Le parole di Mattarella

“Sono trascorsi ventisei anni dalla strage mafiosa di Capaci, che spezzò la vita di Giovanni Falcone, della moglie, il magistrato Francesca Morvillo, e di tre uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. La memoria del loro impegno e il loro sacrificio sono divenuti parte della coscienza civile e democratica del Paese, e costituiscono un riferimento prezioso per la comunità nazionale. Con mezzi disumani la mafia ha perseguito, e ancora persegue, finalità eversive. Falcone ci ha dimostrato che la civiltà, la legalità, la Costituzione, possono prevalere su chi le minaccia e vuole destabilizzarle. Il ricordo di Falcone è indissolubilmente legato a quello di Paolo Borsellino, ucciso con analoga brutalità a due mesi di distanza, insieme ad altri servitori dello stato, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina. Falcone e Borsellino ebbero l’intelligenza e il coraggio di colpire l’organizzazione mafiosa come prima non si era fatto. Il maxi processo, da loro istruito, mostrò la mafia come fenomeno unitario, dotato di gerarchia interna, di tentacoli, complicità e collusioni, e consentì in tribunale condanne importanti. Dal lavoro di Falcone e Borsellino scaturirono anche metodi di indagine più moderni, oltre che proposte organizzative e legislative che hanno consentito azioni di contrasto più efficaci. Tanti successi sono stati ottenuti, grazie al valore e all’abnegazione di uomini dello stato. E la forza della legalità non si fermerà davanti alle nuove strategie mafiose. La mafia verrà sconfitta. Il testimone che i due magistrati ci hanno consegnato camminerà “sulle gambe di altri uomini”, come ebbe a dire lo stesso Giovanni Falcone. Con questo spirito desidero esprimere la mia vicinanza e la mia solidarietà ai familiari dei caduti e a tutti i cittadini che oggi si riuniranno per consolidare, nel ricordo, il proprio impegno civile

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