“Parenti serpenti”, al Sannazzaro di Napoli la lucida riflessione sulla famiglia di Luciano Melchionna

“Parenti serpenti” di Carmine Amoroso e Luciano Melchionna arriva al teatro Sannazzaro di Napoli i giorni 28/29 febbraio, 1/marzo 2020 con questa iconica versione teatrale del celebre film di Mario Monicelli del 1992.

di Daniela Merola

“Parenti serpenti”

Una lucida e amara riflessione sulla famiglia vista dal regista che meglio in questo momento in Italia riesce a rivisitare e ad ampliare con la sua visione moderna classici del teatro e del cinema, ovvero Luciano Melchionna. Il suo modo di fare teatro è innovativo e fuori dagli schemi e mi vede condividere la sua idea di fare un  teatro “esasperato” nei messaggi e “veritiero” nei sentimenti, senza svilirne il senso ma “rispolverando” un testo. Il teatro è vita in evoluzione e il regista coglie appieno quest’ottica.

A grande richiesta quindi ritorna a Napoli dopo esserci stato due anni fa all’Augusteo.

Lo spettacolo merita assolutamente per l’accortezza che il regista, con tutti gli attori, mette in questa nuova versione di “Parenti serpenti”, estenuando al massimo il messaggio disincantato sull’egoismo umano. Perché il protagonista assoluto è l’egoismo dell’uomo e fin dove ci si può spingere per il proprio tornaconto.

“Parenti serpenti” è la lezione cinica della società con un testo che non lascia spazio al buonismo. Questo tratto lo hanno voluto lasciare inalterato sia Lello Arena che il regista Luciano Melchionna nel portare in scena questo bellissimo spettacolo che è in giro per l’Italia da più di due anni.

Lello Arena e Giorgia Trasselli interpretano i due anziani genitori Saverio e Trieste che per Natale riuniscono i quattro figli nella loro piccola casa di un paesino dell’Abruzzo. I figli hanno ognuno la propria vita e vivono lontani dai genitori. L’amore e la cordialità regnano fra loro fino a quando i due anziani coniugi comunicano ai figli che andranno a vivere nella casa di uno dei figli che li vorrà ospitare.

 L’incantesimo si rompe all’improvviso e ogni sorta di sentimento si impossessa dei quattro figli. Il cinismo, l’egoismo, la paura del sacrificio porta i fratelli a litigare fra loro, anche perché Saverio inizia a dare segnali di demenza senile. La situazione precipita in una decisione drammatica che prenderanno i figli.

“Parenti serpenti” è un testo che scava a fondo nell’animo umano e ne tira fuori i peggiori istinti senza fare sconti né nascondere le nefandezze umane se queste vengono stimolate anche nei parenti più stretti. I personaggi di Saverio e Trieste hanno molto spessore e, tra dolcezza e durezza dei loro caratteri, tristemente raccontano gli egoismi di una società che non conosce il senso del sacrificio. In questo dramma familiare non ci sono cattivi, né buoni, e i figli non sono delinquenti o ingrati, ma solo ottusi e barbari egoisti che riflettono una società dove non c’è posto per gli anziani e per la condivisione umana.

 “Parenti serpenti” passa dal comico al drammatico in un susseguirsi senza sosta di situazioni esasperate. Molto bravi tutti gli attori tra cui Lello Arena e Giorgia Trasselli che interpretano i due anziani persi nel loro malcelato e umanissimo egoismo.

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