“The Post”, il giornalismo amico della politica e la libertà di stampa nell’America degli anni Settanta

di Elisabetta Corsi

Il nuovo film di Spielberg, The Post, non è solo una pellicola sul giornalismo ma anche sulla libertà di stampa e il ruolo della donna soprattutto nelle posizioni di potere. Il film è ambientato durante il periodo che va dalla guerra del Vietnam allo scandalo Watergate che porterà alle dimissioni del presidente Nixon, quando a un certo punto un giornalista del New York Times scopre le bugie del Governo sulla guerra del Vietnam e pubblica dei documenti segreti del Ministero della Difesa a cui lui ha accesso, scoppia il cosiddetto caso dei Pentagon Papers. Ne approfitterà una volta messo fuori gioco il Times, il piccolo Washington Post diretto da Ben Bradlee interpretato da Tom Hanks, alla quinta collaborazione con Spielberg e la cui editrice è Kay Graham, interpretata dalla bravissima Meryl Streep.

Questo film oltre ad essere un affresco sul giornalismo del passato, fatto di macchine da scrivere e rotative (vi è una sequenza di belle scene e immagini sulle redazioni del passato e le rotative), soprattutto uno dei temi è la libertà di stampa e la riflessione su come il giornalismo a volte sia troppo amico della politica e come in realtà dovrebbe comportarsi. L’importanza di fare un buon giornalismo senza paura di dire la realtà dei fatti anche se magari immischiati in certi casi vi sono degli amici, ai quali non si vorrebbe rovinare la vita. La nostra editrice, Kay Graham, che ha ricevuto in eredità “Il Post” dal marito, ora si trova a dover prendere decisioni sue per il bene del giornale senza guardare in faccia agli amici di sempre. Una donna che impara il suo valore e che porterà il giornale a diventare importante per il lavoro che farà nello svelare le bugie del Governo e riabilitando così anche il New York Times.

Il tema della libertà di stampa si sente molto perché molto spesso il giornalismo è legato alla politica, anche se non dovrebbe essere così e in ogni caso è molto attuale, in un periodo storico in cui i giornalisti sono avversati dai politici. Il giornalismo rappresentato è proprio quello che si occupa di informare e fare il bene dei cittadini e non servitore dei politici e del Governo, il quale però è osteggiato e si vorrebbe imbavagliarlo.

I due protagonisti sono caratterizzati e interpretati molto bene da Tom Hanks e Meryl Streep, due grandi attori ma anche due personaggi che nel film sono molto in sintonia. Kay, unica donna in mezzo a tanti uomini, che si troverà a dover operare grandi scelte per il suo giornale anche con coraggio e Ben Bradlee, il prototipo del direttore di giornale in cerca del grande scoop e che gli brucia non essere come il New York Times. Una grande decisione la loro che porterà il giornale, il mondo dell’informazione e gli Stati Uniti interi a non essere più come prima.

Questo film mi sento di consigliarlo, sono due ore che scorrono abbastanza velocemente non è un film molto pesante ma sicuramente da seguire attentamente per capirlo. Un buon film che dà modo di riflettere su diversi aspetti, anche alla luce delle nuove sfide che si trova ad affrontare il giornalismo in questi ultimi tempi con il dilagare delle fake news.

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