“Una domenica…mamma” di Vanessa Navicelli. Rinascere dopo il dolore contro odio e razzismo

Un periodo buio per il nostro Paese, quello del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Una donna che insegna come sia possibile rinascere dopo un grande dolore ed essere più forti di prima, invece, che essere preda dello sconforto. Un inno alla solidarietà contro odio e razzismo. La nostra recensione a “Una domenica, mamma…” di Vanessa Navicelli.

di Elisabetta Corsi

“Una domenica…mamma”, Vanessa Navicelli

Nel secondo libro della Saga della Serenella ritroviamo Emma, la figlia di Tino e Cesira, ormai moglie e madre. La protagonista di questa storia ambientata in un periodo buio per il nostro Paese, quello del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale.

Proprio la collocazione temporale di questo romanzo, lo rende a tinte più drammatiche rispetto al precedente , anche se Vanessa Navicelli ci ha un po’ abituato a una scrittura di tipo realista cioè raccontare la verità così come era a quei tempi, senza troppi fronzoli.

L’ambientazione è sempre quella tra Emilia e Lombardia, tra i contadini della terra dove cresce la serenella, sebbene Emma sia diventata benestante sposando Aldo, rimane comunque una donna semplice che viene dalla campagna ed ha acquisito quei valori. Emma è una donna non comune, forte, che trova conforto e un nuovo scopo nella vita, nella Resistenza, nel tentativo di superare i grandi lutti che la colpiscono, uno dopo l’altro. Non si abbatte e lotta fino alla fine per salvare gli altri, con coraggio.

Si introduce così anche il tema delle staffette partigiane, tutte giovani donne, che spesso ci rimettevano la vita per aiutare le brigate di partigiani che erano appostate sulle montagne.

Un libro che racconta come non tutti i partigiani fossero uguali, c’erano quelli umani e quelli che diventavano dei veri e propri carnefici a causa della guerra. Un romanzo che mostra chiaramente che la storia è stata anche fatta dalle donne e non solo dagli uomini, si vede quanto coraggio dimostra la protagonista che può rappresentare degnamente le molte donne morte per liberare il paese dai fascisti e dai nazisti per riportarlo alla pace e alla democrazia.

La sua è la storia di una delle tante madri, che hanno visto partire i loro figli per il fronte spesso non avendo più notizie di loro e neanche una tomba su cui poterli piangere. Si riscopre così col procedere nella lettura, la forza di una madre che farebbe qualsiasi cosa per il proprio figlio e che questo amore lo dona sia ai ragazzi che aiuta sulle montagne, nella Brigata Garibaldi con il nome in codice di Mascia e sia alla piccola Sara, ebrea e rimasta sola dopo la deportazione dei genitori e che necessita di protezione. Emma diventerà per la bambina, una seconda madre, come se Dio avesse voluto in qualche modo ridargli quel ruolo che le è stato barbaramente tolto.

Una storia che potrebbe non piacere a chi non ama i romanzi a sfondo storico, ma allo stesso tempo se si inizia non si riesce più a staccarsene per quanto è ben delineata la vicenda coinvolge con i suoi personaggi ben caratterizzati, tanto da immedesimarsi nel contesto a tal punto da voler sapere come finisce, senza poter aspettare.

In particolare Emma, un personaggio di spessore che è coraggioso nel difendere chi ama, senza risparmiarsi, ma anche umile e generoso verso chi è meno fortunato e che sa infondere il calore materno a chi ha perso una madre oppure ne è lontano.

Una donna che insegna come sia possibile rinascere dopo un grande dolore ed essere più forti di prima, invece, che essere preda dello sconforto. Un libro che mi sento di consigliare veramente a tutti perché il linguaggio è semplice e molto scorrevole, si legge tutto d’un fiato proprio perché coinvolgente e fa venire voglia di scoprire subito il finale.

Con questo libro i ragazzi possono apprendere sempre meglio la nostra storia contemporanea e allo stesso tempo a sviluppare il valore della solidarietà, dell’unione contro l’odio e il razzismo.

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