Vincent, “Molotov”

Una riflessione sulla società contemporanea, una presa di coscienza ironica su quanto malleabili siano i pensieri delle persone. “Molotov” è il nuovo singolo di Vincent.

Vincent, "Molotov"
Vincent

Comunicato – Dopo La casa dei matti, il singolo con cui aveva presentato sulle scene il suo progetto solista, Vincent torna con un brano incendiario già a partire dal titolo. Molotov è un pezzo che strizza l’occhio al pop, ma mantenendo ben saldi alcuni punti cardine del mondo rock: “la chitarra deve essere presente ad ogni costo”, tiene a precisare l’artista bassanese. È un brano che si configura come una riflessione sulla società contemporanea, e come una presa di coscienza ironica su quanto malleabili siano i pensieri delle persone, spesso più influenzati dalle ideologie che da spunti personali, da un lato all’altro dello specchio ideologico. Abbiamo così persone, soggiogate da figurine istigatrici, che necessitano sempre e comunque di trovare un capro espiatorio su cui scaricare colpe e responsabilità e contro cui prendersela quando le cose vanno male (“andiamo a rubare dentro un campo rom”, dichiarano nel brano gli esaltati appartenenti a questa categoria); ma d’altra parte anche chi eccede con il politicamente corretto a volte rischia di andare a ingabbiarsi in una prigione ideologica, finendo con l’essere incapaci di elaborare pensieri auto-generati e di contestualizzare in modo adeguato parole ed eventi. È nella dicotomia di questi due schieramenti opposti che il brano di Vincent deflagra un po’ come “le fiamme dorate di una molotov”.

Dopo La casa dei matti, il singolo con cui aveva presentato sulle scene il suo progetto solista, Vincent torna con un brano incendiario già a partire dal titolo. Molotov è un pezzo che strizza l’occhio al pop, ma mantenendo ben saldi alcuni punti cardine del mondo rock: “la chitarra deve essere presente ad ogni costo”, tiene a precisare l’artista bassanese. È un brano che si configura come una riflessione sulla società contemporanea, e come una presa di coscienza ironica su quanto malleabili siano i pensieri delle persone, spesso più influenzati dalle ideologie che da spunti personali, da un lato all’altro dello specchio ideologico. Abbiamo così persone, soggiogate da figurine istigatrici, che necessitano sempre e comunque di trovare un capro espiatorio su cui scaricare colpe e responsabilità e contro cui prendersela quando le cose vanno male (“andiamo a rubare dentro un campo rom”, dichiarano nel brano gli esaltati appartenenti a questa categoria); ma d’altra parte anche chi eccede con il politicamente corretto a volte rischia di andare a ingabbiarsi in una prigione ideologica, finendo con l’essere incapaci di elaborare pensieri auto-generati e di contestualizzare in modo adeguato parole ed eventi. È nella dicotomia di questi due schieramenti opposti che il brano di Vincent deflagra un po’ come “le fiamme dorate di una molotov”.